PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 03_05_2017

L’ex liceo Fermi nel 1965

Architetture per una città senza egoismi _ La scomparsa di Roberto Telesforo

Un assessorato all’architettura pubblica ed uno all’architettura privata invece degli attuali «Lavori pubblici»  e «Edilizia privata». Perché «Il primo dovere di una Amministrazione pubblica che realizzi opere è quello di ottenere la migliore qualità possibile. Per forma e funzionalità».  Sembra una provocazione ma Roberto Telesforo formulava la proposta con convinzione e con un candore che sorprendeva spesso i suoi interlocutori. Ne era così sinceramente convinto che l’ha messa, nero su bianco, fra le pagine di un libro intitolato «Uomini e pietre a Bari. Il benessere è una questione complessa».
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 25_05_2016

 

L’interno del negozio Giove progettato da Marino Lopopolo nel 1937
L’interno del negozio Giove progettato da Marino Lopopolo nel 1937

In quella strada la vecchia abitudine di vedere il futuro _ Un secolo di negozi e architetti

Sentivamo la mancanza dell’autorevole e inconsapevole giudizio di Vittorio Sgarbi sul progetto per via Sparano, oramai prossimo alla gara d’appalto. «Sradicare le palme è un atto criminale» ha detto il critico d’arte, aggiungendo sale all’imbarazzante, sgangherato dibattito. Ma l’unica vittima finora accertata è l’architettura. Chiunque sia il vincitore (l’amministrazione comunale oppure i «salvatori» della via dello shopping) sul terreno rimarrà l’idea che un progetto possa trasformare un luogo e migliorare la vita di chi lo abita.

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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 11_03_2015

Coraggio moderno nel Murattiano senza qualità _ Il restauro «spontaneo» di Palazzo Miceli

È molto di più di una coincidenza se il Palazzo Miceli in via Roberto da Bari viene restaurato proprio quando quella strada inizia ad essere pedonalizzata. È un segno della metamorfosi che sta subendo il quartiere murattiano, finalmente abbandonando la «retorica del Murattiano» per affrontare una analisi critica dell’edilizia che nel dopoguerra ha cancellato gran parte del borgo fondato da Giuseppe Gimma. Un fenomeno urbanistico di dimensioni gigantesche, che in realtà aveva la sua origine nelle numerose sostituzioni e sopraelevazioni avviate già negli anni Venti e Trenta e oggi – ecco la retorica – paradossalmente assimilate nel comune sentire all’autentico Murattiano: valgano per tutti gli esempi di palazzo Mincuzzi o del complesso che racchiude la chiesa di San Ferdinando. Un fenomeno, quello degli anni Sessanta e Settanta, che è stato caratterizzato da una gran massa di ignobile edilizia speculativa, ma in cui pure sono emerse occasioni di eccellente architettura, per mano di maestri come Vito Sangirardi, Dino Pezzuto, Tonino Cirielli e la coppia Chiaia&Napolitano.

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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 24_04_2013

Vito Sangirardi Palazzo Sylos Labini in via marchese di Montrone 1962
Potentissimi schizzi di Vito Sangirardi per Palazzo Sylos Labini in via marchese di Montrone 1962

La città di Murat fra l’orgoglio e il pregiudizio _ Ha 200 anni e li dimostra tutti

Oggi si saprà come e perché il gruppo guidato da Massimiliano e Doriana Fuksas ha vinto il concorso internazionale di idee «Baricentrale» bandito dal Comune. Oggi si saprà quale potrebbe essere il futuro di tutte le vaste aree che lascerà libere il fiume di ferro della ferrovia. Ma è più facile che saranno le idee per l’ex caserma Rossani (compresa in extremis nell’area di concorso) ad attirare la maggiore attenzione, anche perché su quel pezzo di città si sono già formati desideri, appetiti immobiliari e anche rivendicazioni popolari. Ora si tratta di vedere a chi «parla» il vincitore, che fu il primo a rispondere, ringraziando, il Comitato Rossani che aveva spedito a tutti i partecipanti una «integrazione» alla documentazione ufficiale fornita dal Comune. continua a leggere

PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 16_01_2013

Vista notturna del Palazzo Sgpe, ex sede dell'Enel
Vista notturna del Palazzo Sgpe, ex sede dell’Enel

«Il mondo di ieri serve solo all’accademia» _ Intervista impossibile a Bruno Zevi

Azzanna la pipa mentre parla tra i denti e gesticola assai. Con le mani squadra lo spazio davanti sé e guarda all’insù. Non c’è dubbio che sia lui, però un fantasma col papillon non s’era mai visto: nonostante sia scomparso già da tredici anni, Bruno Zevi è puntualissimo all’incontro. Dapprima riluttante, ha accettato di rilasciare questa intervista impossibile dopo aver letto quelle precedenti a Vittore Fiore e a Michele Cifarelli, con il quale aveva condiviso la militanza nel Partito d’Azione. A differenza di Fiore, Bruno Zevi un architetto lo è davvero, anzi professore e critico dell’architettura. continua a leggere

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