Dimmi tre parole e ti farò una città nuova _ Il«Pug»e la partecipazione
Spazio pubblico, paesaggio e collegamenti: si può racchiudere in questi tre concetti il senso delle attività di partecipazione sul Piano urbanistico generale (il Pug) di cui oggi si presenta il rapporto finale.
Progettare la costa per l’urbanista è l’ultima spiaggia? _ La mostra «Sea & the City» e l’aria che tira
Che ne sarà degli urbanisti? Hanno un futuro? Oppure ne possiamo fare a meno? Questa domanda continuava a venire a galla guardando tavole e plastici esposti all’Urban center per l’inaugurazione – lunedì scorso – della mostra «Sea & the City», che si concluderà il 20 gennaio prossimo. Gli studenti del Politecnico di Milano, sotto la guida dell’architetto Laura Montedoro (barese di origine), hanno concluso i loro lavori di progettazione lungo i 42 chilometri di costa barese. In realtà progetti dentro la città (spinti fino al San Paolo) perché la costa non è stata assunta come linea astratta, ma in quanto margine di un interno, confine critico di un territorio carico di storia e di natura, di costruzioni e di vuoti, di usi e di abbandoni. continua a leggere
All’incappucciato dell’edilizia fa gola la campagna _ E in Confindustria si discute di consumo di suolo e riuso urbano
Martedì prossimo si terrà un workshop sul tema «Cultura delle città: sviluppo urbano e riutilizzo dell’esistente» nella sede di Confindustria Bari e Bat. «È necessario innovare il modo di concepire la città», dice l’architetto Beppe Fragasso, presidente dell’Ance che organizza l’incontro insieme al Club Cultura di Confindustria e al Consorzio Costellazione Apulia. «Questo processo – spiega Fragasso – coinvolge i cittadini, i politici, i tecnici che le pianificano, gli operatori economici che le realizzano e l’amministrazione pubblica che ne definisce le regole di implementazione. Obiettivo è attivare un confronto basato su casi operativi di successo, per trasformare la tutela del suolo in una opportunità di sviluppo». continua a leggere
Procure e tribunali a tutta birra si va via dal Libertà _ Urbanistica per il «branco»
È improbabile che il comitato per l’ordine pubblico si occupi del caso della donna circondata da un branco di ragazzini e scaraventata per terra, in via Ravanas, mentre passeggiava con il cagnolino. Questo genere di violenza ha un rapporto con la criminalità organizzata solo per i sociologi, che riescono a trovare legami insospettati fra i fenomeni metropolitani. Oppure, quando non si perdono nei non-luoghi, per gli antropologi. Non per i professionisti della sicurezza, che fanno gesuitiche differenze tra emergenza «reale» e insicurezza «percepita» e hanno sempre una statistica a supporto.
Ciò nonostante, la libertà di ogni cittadino che vuole camminare per strada senza pericolo rimane una faccenda che riguarda le istituzioni, indipendentemente dal giudizio criminologico.
< L’integrazione presuppone l’incontro. L’incontro ha bisogno di spazi. L’architettura crea spazi o conserva spazi, rispettando quelli esistenti. Qualche volta l’architettura li distrugge anche. Che l’integrazione possa riuscire dipende dalla disposizione di una società; ha bisogno di paesaggi urbani e spazi di incontro che la rendano possibile e la sostengano. Il quartiere e la casa sono fatti in modo tale che io possa avere esperienza del mio vicino, che è nuovo nella società? Che io possa incontrarlo/la? Si incrociano le nostre strade e i nostri sguardi? Abbiamo esperienza di noi e del nostro vicino in quanto essere umano? Oppure in quanto gruppo degli “altri” [da tenere] a distanza? Comunità o vicinato – l’architettura crea la possibilità di incontro e in tal modo anche la possibilità di integrazione! >