Dilagano ultimamente ordinanze di sindaci (meridionali come settentrionali) che tentano di arginare la deriva verso cui inesorabilmente procedono gli spazi pubblici del nostro (bel) Paese. Ordinanze che si manifestano in tutta la loro inefficacia, essendo atti estremi, che poco hanno a che fare con l’amministrazione sapiente di una città, indice di governatori messi con le spalle al muro da una società incontrollabile. Sarebbe l’ora di chiedersi da cosa dipenda il senso civico di un cittadino, in quanto tempo e come sia possibile ristabilirlo. E quali siano le politiche trasversali, attualmente adottate, che incentivano il mancato rispetto dello spazio pubblico o viceversa lo contrastano. Infine: quali competenze possono aiutare sindaci e amministrazioni nel ripensare gli spazi pubblici e le regole necessarie per la loro difesa? Ciò che è fuori discussione è l’immagine dell’Italia come il paese dei balocchi, e non tanto agli occhi degli immigrati (che invece sono sempre i primi destinatari delle suddette ordinanze, in un’atmosfera sempre più proibizionista, ma controproducente), quanto agli occhi dei turisti facoltosi che si sentono liberi di fare quello che nelle loro città non possono fare. Pubblichiamo un interessante articolo apparso su Il fatto quotidiano martedì 1 settembre 2015.
Vivo spesso a Londra. La quotidianità, qui, è molto diversa dall’Italia e induce a frequenti riflessioni. Oggi vi parlo del traffico. Londra è una città molto grande e le sue strade, tranne alcune, piuttosto strette. Eppure il traffico è scorrevole e gli ingorghi, anche in luoghi molto frequentati dai turisti, sono rarissimi. continua a leggere