Lettera aperta al Ministro Dario Franceschini

Stadio Comunale Giovanni Berta di Firenze, esterno delle tribune e scala elicolidale (Fonte Foto: http://www.maxxi.art)

Egr. Signor Ministro,

L’approvazione dell’emendamento al “Decreto Semplificazioni” che sottrae gli stadi storici italiani alla protezione garantita finora dalle Soprintendenze competenti è una ferita gravissima all’obbligo costituzionale della tutela del patrimonio storico e artistico della nazione, ed è la premessa per ulteriori e più gravi vandalismi.

Si è inteso consegnare un patrimonio di grande rilevanza storica ed estetica ad interessi nemmeno calcistici in senso stretto, ma speculativi e commerciali. Questi possono trovare altrove una legittima attuazione, in accordo con le previsioni di sviluppo delle nostre città, ma non a discapito dell’identità architettonica nazionale.

Si tratta non solo del celebre stadio comunale di Firenze, che è una sorta di bandiera dell’architettura italiana del Novecento e punto di incontro di sperimentazioni costruttive e tipologiche, ma di tutta una produzione che ha visto il nostro paese all’avanguardia, prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Rischiano ora la cancellazione dei loro valori storici ed estetici anche gli impianti messi a punto negli anni Cinquanta-Sessanta, che hanno diffuso un impiego innovativo e creativo del cemento armato in tutta la nazione. Viene colpito in sostanza il nucleo della cultura architettonica del Novecento, con possibili estensioni ad altre tipologie di edifici per lo sport o destinati a funzioni produttive: edifici che il nostro paese, di concerto con la cultura europea, sta difendendo e restituendo ad una fruizione controllata e consapevole.

Un simile emendamento ha suscitato, lo sappiamo, l’opposizione di gran parte dei docenti e degli specialisti coinvolti negli organi del MiBACT perché fa retrocedere la cultura italiana della tutela a esempio negativo per l’Europa e per il mondo intero. Già il mondo universitario e le nostre comunità scientifiche di riferimento – storici dell’arte, architetti, urbanisti, restauratori – stanno diffondendo appelli contro l’emendamento.

Questa pessima legge è in grado di aprire una breccia insanabile nel già traballante edificio della tutela, tanto più pericolante quando si parla di architettura contemporanea.

Esprimiamo quindi il nostro deciso dissenso nei confronti del provvedimento come è stato approvato, e Le chiediamo con forza di fare tutto ciò che è in suo potere per limitarne i danni e soprattutto per portarlo, alla prima occasione, davanti alla Corte Costituzionale: certi che la palese incostituzionalità di questa distruttiva leggina estiva non scamperà al vaglio del giudice delle leggi.

Certi di una cortese risposta, la salutiamo con viva cordialità

Prof. ssa Daniela Esposito
Presidente del Comitato tecnico-scientifico per il Paesaggio presso il MiBACT

Prof. Tomaso Montanari
Presidente del Comitato tecnico-scientifico per le Belle Arti presso il MiBACT

Prof. Claudio Varagnoli
Presidente del Comitato tecnico-scientifico per l’Arte e l’Architettura contemporanee presso il MiBACT

Abbattere i mostri, non l’architettura

L’articolo su Il Fatto Quotidiano oggi in edicola

Nei giorni scorsi l’abbattimento della Vela verde di Scampia ha riaperto il dibattito sul rapporto tra qualità dell’architettura e comportamento sociale. A questo si aggiunge la diffusa malcelata avversione per l’architettura moderna e contemporanea. Oggi, a due giorni dalla sua morte, “Il Fatto Quotidiano” pubblica un articolo di Vittorio Gregotti dal titolo “Pull-it-down” scritto il 18 giugno 1996 per “Golem”, la storica rivista online fondata da Umberto Eco, Gianni Riotta e Danco Singer. Un articolo che ripubblichiamo e che si presenta come una riflessione sempre attuale sul tema.

Colpe e no – L’avversione all’edilizia pubblica dimentica due fattori: la condizione monoclasse degli abitanti e la pessima gestione politica. Se mettessimo 200 famiglie di poveri in una villa del Palladio, l’effetto degrado non sarebbe meno terrificante – cosa succede in città.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 30_11_2016

palazzo Andidero | foto di Linda Signorile

A Barivecchia quarant’anni di «speculazione» _ Palazzo Andidero e Benny Petrone

«Il lungomare barese subisce gli attacchi della natura e della speculazione. Sull’antica muraglia della città un “balneare” pugno nell’occhio». Sorprenderà, rileggere oggi questo titolo apparso quarant’anni fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Era il 13 settembre 1977 e la Cronaca di Bari, smontate le impalcature, ma non ancora la gru, puntava l’indice accusatore contro quel fabbricato sorto su via Venezia: palazzo Andidero. L’articolo – non firmato – è senz’altro da attribuire al direttore Oronzo Valentini, il quale formula, più che una domanda, un appello: «E’ irreparabile?».
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Parturient montes, nascetur ridiculus mus.

Il territorio urbanizzato fagocita suolo libero (foto Roberta Signorile)
Il territorio urbanizzato fagocita suolo libero (foto Roberta Signorile)

Come spesso accade con il Parlamento italiano, alla fine la montagna potrebbe partorire il più classico dei topolini: la tanto attesa ed invocata legge in tema di contenimento del consumo di suolo rischia, infine, di tradursi nel solito specchietto per allodole.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 07_10_2015

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grotta reginaIl futuro della città si discute a cena lontano dai curiosi _ A che serve la «partecipazione» 

 

L’opera dei vandali, questa volta, ci costa 32mila euro e solo per evitare che qualcuno si faccia male. La giunta comunale ha approvato, la settimana scorsa, i lavori urgenti per mettere in sicurezza quel che rimane dell’ex ristorante Grotta Regina, a Torre a Mare. L’edificio, di proprietà del Demanio ma che il Comune custodisce del 2013, è stato divorato da un rogo doloso, un mese fa. Era vuoto da anni e in abbandono, al centro di un contenzioso (il pagamento di vecchi canoni per 150mila euro) finito davanti ai giudici del Tar. I carabinieri di Triggiano indagano e non è affatto escluso che il movente degli incendiari sia un disegno speculativo.

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