PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 25_11_2015

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Studio 015 / Paola Viganò | progetto Flaminio | Roma

Vecchie caserme sul mercato. Miseria e nobiltà _ Bari – Roma: sfida a Urbanpromo  

Le caserme dismesse sono di moda. All’ultima edizione di «Urbapromo» che si è svolta alla Triennale di Milano la scorsa settimana era questo uno dei temi alla ribalta. Il Comune di Bari ha partecipato alla rassegna urbanistica internazionale illustrando i progetti in corso per la ex caserma Rossani e si è ritrovata a confrontarsi con iniziative analoghe, almeno tre: la caserma Mameli a Milano, la ferrarese caserma Pozzuolo del Friuli e la caserma Guido Reni di Roma. Questi tre casi hanno in comune il fatto di essere gestiti da CDP Investimenti Sgrv, una società formata dalla Cassa Depositi e Prestiti, per il 70%, e per il restante capitale dalle casse di risparmio (Accri) e dall’Abi (Associazione delle Banche Italiane), in parti uguali.

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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 26_11_2014

IMG_1144Il bene comune non è petrolio _ Paesaggio, Decreto Cultura e «Sblocca Italia»
«Matera rappresenta l’esatto contrario dell’economia di rendita che sfigura le città d’arte, come Venezia o Firenze, ridotte a grandi griffe». Tomaso Montanari, lo storico dell’arte che conduce una strenua battaglia per la difesa del patrimonio culturale, era capitato a Matera un anno fa, «in quella che, sulla carta, era la più sfavorevole delle situazioni». Perché in un medesimo giorno si davano il festival di Radiotre e la presentazione del dossier della candidatura a Capitale europea della cultura. Troppi eventi.

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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 13_02_2013

palazzo MonteleoneLa città pubblica venduta sottocosto _ Villaggio Trieste e Murattiano, stessa sorte

Il «Giorno del ricordo», domenica scorsa, ha riacceso l’attenzione sul «Villaggio Trieste», costruito fra il 1953 e il 1956 per dare un tetto ai profughi giuliano-dalmati. Per decenni, in quelle 27 palazzine ha vissuto una comunità compatta, in scarse relazioni con la città, oggi ridotta ad una minoranza: «I baresi si sono impossessati del nostro villaggio», dice chi  è rimasto.

La stessa commissione edilizia che approvò il progetto degli «alloggi per profughi» presentato dello Iacp esaminò pure la richiesta di demolizione di un edificio in via Sparano, che allora si chiamava via Vittorio Veneto. Istruttiva coincidenza, perché si tratta di due decisioni speculari: nel primo caso, via libera alla speculazione fondiaria; nel secondo, nulla osta alla speculazione immobiliare; nel primo caso, insensato consumo di suolo e frammentazione urbana, nel secondo dissennata densificazione del centro murattiano.

Due decisioni esemplari della gestione della città al tempo di Calza Bini e Piacentini, gli architetti romani chiamati a seppellire il piano regolatore di Concezio Petrucci e a creare le basi di quella privatizzazione dello spazio pubblico che sarà una costante delle vicende urbane della seconda metà del Novecento barese. E non pare che vi sia ancora una inversione di tendenza: la recente costruzione di appartamenti per le forze dell’ordine (i cosiddetti Art. 18) in aree destinate dal piano regolatore ai servizi, al verde e all’agricoltura ne è una  plastica rappresentazione. continua a leggere

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