
La costruzione della St. Trinitatis a Lipsia, in Germania: il più grande tempio cattolico nella ex Ddr
Tremano una volta al mese le finestre delle case di Lipsia e di Chemnitz. Una volta al mese, ogni volta che esplodono contemporaneamente 2400 cariche di dinamite nella cava di Rochlitz. Dalla più antica miniera di pietra della Germania si estraggono 1000 tonnellate di porfido che tagliate in lastre dello spessore di 10 cm serviranno a rivestire i 5mila metri quadri di facciate della nuova chiesa cattolica di St. Trinitatis a Lipsia. Operazione da 15 milioni di euro per 32mila metri cubi.
Gigantesca anche per i significati che si trascina dietro: la più grande chiesa cattolica della ex Ddr sta per sorgere sul ring della metropoli sassone e luterana, proprio dirimpetto al palazzo del Municipio, nel luogo in cui è nata la città. E infatti aperto il cantiere, subito i lavori si sono fermati per sei mesi per consentire agli archeologi di studiare i resti affiorati dai primi scavi: forse sono le tracce della perduta chiesa di S. Pietro (XI secolo), o forse del convento di S. Giorgio, distrutto durante l’assedio di Carlo V (1546). Non ci sono dubbi invece sulla datazione delle numerose bombe – finite lì insieme alle macerie della Seconda Guerra Mondiale – che hanno impegnato squadre di artificieri.
Il progetto dello studio Schultz&Schultz è stato scelto con un concorso, bandito nel 2009, nel quale si sono piazzati al secondo posto gli agguerriti e potenti architetti di Monaco Allmann Sattler e Wappner e si sono messi in mostra anche i giovani sassoni Silvia Schellengerg e Sebastian Thaut, marito e moglie titolari dello studio Atelier St di Lipsia. Anche i fratelli Ansgar e Benedikt Schultz hanno sede a Lipsia dal 1992, ma loro ci sono arrivati dalla Renania mettendo a segno molti successi, tra cui il “laboratorio delle nuvole” per l’istituto di ricerca della Troposfera e l’ampliamento della Nikolaischule.
Per la chiesa parrocchiale della Trinità puntano diritto al rapporto con la storia e il luogo, scegliendo un materiale come il porfido, cioè la stessa pietra rossa, porosa ma durissima, con cui sono costruiti i monumenti più significativi della città: il rinascimentale Altes Rathaus e il novecentesco Grassimuseum (di William Zweck e Hans Voigt). Linguaggio asciutto, minimalista, con evidenti rimandi al funzionalista Palazzo delle Poste (progettazione collettiva, sotto la guida di Kurt Nowotny, 1961-64). Su un lotto triangolare, fra la chiesa, la canonica e il campanile, un chiostro chiuso da muri massicci.
Ispirata a principi di sostenibilità energetica, la chiesa avrebbe dovuto essere dotata di un tetto fotovoltaico, ma gli architetti hanno cambiato idea strada facendo e optato per un sistema geotermico, progettato dagli scienziati del Politecnico di Dresda: il calore necessario all’autosufficienza climatica del fabbricato sarà prelevato da sonde infisse nel sottosuolo, alla profondità di 100 metri. Pare che il sistema sia più efficiente ma soprattutto meno esposto ad avarie rispetto ai pannelli solari. Certamente, ad impatto visivo zero.
La chiesa della Trinità è già il simbolo di una nuova stagione della ricerca sull’energia da fonti alternative, ma la sfida tecnologica non offusca quella religiosa. “Sarà un segno di speranza della fede cristiana che si irradia oltre i confini della città”, ha detto il prevosto Lothar Vierbock. “E’ solo un’altra torre in città che non interessa affatto al 90% della gente”, gli ha risposto scettico Wolker Külow, deputato regionale della Linke, il partito della sinistra radicale. Ma infine anche la Linke ha votato a favore del progetto in consiglio comunale.
di Nicola Signorile
articolo da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 28|02|2012