L’Esercito ha ceduto al Comune un suolo che si era conservato nella ex Caserma Rossani, insieme a una dozzina di appartamenti. Serve ad aprire un accesso diretto da via Giulio Petroni al futuro parco urbano. L’accordo è stato annunciato con soddisfazione dall’assessore ai Lavori Pubblici, Giuseppe Galasso: «Si tratta di un obiettivo fortemente voluto dall’amministrazione comunale», ha detto. Nessun riconoscimento a chi questa opportunità l’ha creata.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 07_06_2017

Dimmi tre parole e ti farò una città nuova _ Il «Pug» e la partecipazione
Spazio pubblico, paesaggio e collegamenti: si può racchiudere in questi tre concetti il senso delle attività di partecipazione sul Piano urbanistico generale (il Pug) di cui oggi si presenta il rapporto finale.
continua a leggerePIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 15_03_2017
Mare di Levante prigioniero del passato ostile _ Parco urbano o lottizzazioni?
Sempre alla ribalta il futuro della costa di Levante. Progetti, studi e convegni si rincorrono e tutti insieme tentano il sorpasso, per arrivare al traguardo prima del nuovo piano urbanistico generale. Per mettere l’Amministrazione comunale e i suoi tecnici di fronte al fatto compiuto, secondo una strategia che fu già messa in atto con successo ai tempi del piano Quaroni.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 04_01_2017
Senza cittadini il mare non bagna Bari nè Palermo _ Le analogie di Salvatore Settis
Le città di mare si assomigliano. E anche Bari, benché priva di un golfo, ha tratti comuni con altre città d’acqua, nel bene e purtroppo anche nel male. Per esempio, e rispettate le necessarie proporzioni, sia Bari che Palermo hanno una costa (in entrambi i casi a sud-est del centro urbano) segnata da forte degrado ambientale, sul cui futuro si discute da tempo e oramai – nella stagione della «riqualificazione urbana» – con una certa insistenza.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 28_12_2016
Il «no» di Helsinki al Guggenheim fa eco alla Rossani _ Studio di fattibilità: una trappola
Non si va lontano con gli studi di fattibilità. Perché non danno nessuna garanzia di qualità e, a ben guardare, nemmeno assicurano il buon esito di un concorso di architettura o di un appalto di lavori pubblici. Di esempi ce n’è a bizzeffe, in Italia e in Europa. Perciò gli amministratori comunali di Bari farebbero bene a fermarsi un attimo, a riflettere sul senso e l’efficacia di questo prodotto ibrido, a mezzo fra l’economia e l’ingegneria, che finisce per camuffare l’intenzione politica sotto una maschera tecnocratica, apparentemente neutra. Materia sfuggente: quando i risultati vengono divulgati, se piacciono è già un progetto, altrimenti «è solo uno studio di fattibilità, non impegna nessuno, poi si farà il concorso». L’abbiamo già sentito dire a proposito delle idee per la riqualificazione del lungomare.
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