
I profumi di Pitigrilli e la guerra segreta del cemento armato _ Albergo Diurno, il decò di Dioguardi
Il fascio littorio sull’ingresso dell’albergo diurno potrebbe apparire irriguardoso: meglio di no, piuttosto una sfera di pietra. Ma non è questo l’unico ostacolo «politico» che incontrò il progetto di Saverio Dioguardi per quell’architettura ipogea che sopravvive solo nella memoria dei baresi più attempati: l’Albergo Diurno di corso Vittorio Emanuele. Dopo il «restauro» dello stemma civico che campeggiava sulla scalinata, recuperato in una aiuola per iniziativa del capo di gabinetto del sindaco, Vito Leccese, l’assessore alle Culture Silvio Maselli si è arrischiato nella spericolata ipotesi di un recupero dei locali per destinarli a qualcosa di simile ad un caffè letterario. Ma del Diurno non rimane ormai che la balaustra in pietra e marmo, parcheggiata nel piazzale antistante lo stadio della Vittoria. Tutto il resto è andato distrutto nel 2002, con l’approvazione della Soprintendenza ai Beni architettonici e fra le flebili proteste dell’opposizione. Fu la giunta Di Cagno Abbrescia a riempire di pietre e macerie le stanze e il salone del Diurno, dopo un fallimentare tentativo di gestione privata, seguito ad una costosa ristrutturazione.
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