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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 31_05_2017
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Lopopolo, Grattacielo piazza Ferrarese, 1949
La voglia matta dei grattacieli in riva al mare _ I progetti rimasti nel cassetto
Grattacielo: una voglia repressa per i baresi che si sono dovuti accontentare di immaginarlo per anni in quel palazzo appena più alto della media, ad angolo tra il corso Vittorio Emanuele e il corso Cavour, che i cittadini più maturi ricordano appunto come il «grattacielo della Motta». Sulla sommità si accedeva una insegna al neon della compagnia di bandiera dei panettoni. Quella pubblicità gigantesca rimandava al caffè e al ristorante che occupavano per interi il piano terra e il primo piano piano, pavimentati con piastrelle azzurre realizzate a Bari, dalla Ceramica Levante, in un forno elettrico di via De Nicolò: di un colore talmente bello che ne vollero uguali per gli storici locali della Motta in Galleria, a Milano.
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PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 09_11_2016
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alloggi IACP, Japigia
«Malbor sono io. Non toccate quella facciata»_ Chiaia & Napolitano a Japigia
«Le facciate del palazzo stanno bene così come stanno. Non abbiamo niente da nascondere e cancellare», dice un uomo e poi scompare, lasciando il fotografo solo, sullo sfondo di quelle case che per tutti, nel quartiere, sono le «case della Marlboro» a causa o in virtù di quella decorazione a triangoli rossi e indaco sulla facciata. Negli anni del contrabbando che occupava di banchetti ogni angolo di strada, quelle geometrie non potevano che evocare un pacchetto di sigarette: effetto di quel misto di cinismo e autoironia che spingeva la gente del luogo a dire di sé: «Io abito al Giappone», intendendo Japigia, tanto era lontano il nuovo, popoloso quartiere dal centro cittadino.
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Tag: Arca, architettura, Bari, Cep, Chiaia e Napolitano, città, Comune, Comune di Bari, fotografia, Francesco D'Agostino, IACP, Japigia, Massimo Napolitano, Nicola Signorile, piano 167, Poggiofranco, progetti, urbanistica, Vittorio Chiaia, zona 167
PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 25_05_2016
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L’interno del negozio Giove progettato da Marino Lopopolo nel 1937
In quella strada la vecchia abitudine di vedere il futuro _ Un secolo di negozi e architetti
Sentivamo la mancanza dell’autorevole e inconsapevole giudizio di Vittorio Sgarbi sul progetto per via Sparano, oramai prossimo alla gara d’appalto. «Sradicare le palme è un atto criminale» ha detto il critico d’arte, aggiungendo sale all’imbarazzante, sgangherato dibattito. Ma l’unica vittima finora accertata è l’architettura. Chiunque sia il vincitore (l’amministrazione comunale oppure i «salvatori» della via dello shopping) sul terreno rimarrà l’idea che un progetto possa trasformare un luogo e migliorare la vita di chi lo abita.
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Tag: Alfredo Lambertucci, architettura, Bari, Chiaia&Napolitano, concorso, concorso europeo di progettazione, Guendalina Salimei, Marino Lopopolo, Massimo Napolitano, Nicola Signorile, Saverio Dioguardi, Soprintendenza ai Beni architettonici, via Sparano, Vito Sangirardi, Vittorio Chiaia, Vittorio Sgarbi
PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 23_12_2015
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Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano
Il Moderno finisce in discarica _ Dimenticare Chiaia & Napolitano
L’architettura di Chiaia & Napolitano va al macero. L’amara scoperta l’ha fatta Antonella Calderazzi, docente del Politecnico, curatrice della mostra «Costruire il Moderno» e allestita nel 2010 all’Archivio di Stato: i diciotto pannelli di grande formato che illustravano l’intera attività dei due architetti non si trovano più. Secondo accordi con i rettori del Politecnico e dell’Università, dovevano essere esposti in modo definitivo nello Student Center, nel Rettorato di via Amendola e nel palazzo ex Enel di via Crisanzio. Nel frattempo, erano conservati in un locale attiguo alla biblioteca dell’istituto di Disegno, nel complesso Scianatico, ma ora lì c’è il laboratorio di una azienda privata, la divisione Avio della General Electric, che il Politecnico ospita per una collaborazione. E quel che c’era dentro sarebbe finito in discarica. Ma nemmeno di questo si può essere certi, perché gli uffici non sanno cosa rispondere e chiederanno lumi all’impresa incaricata dello sgombero.
PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 28_10_2015
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Segnali per i turisti a Bari vecchia: tutto dà di antico _ Una gara per “sponsor tecnici”
Bari vecchia, ultimo atto. Ora ci provano con la segnaletica turistica e quella che a prima vista sembra una lodevole iniziativa, sotto sotto nasconde la sua vera mira: portare a compimento la «gentrification» del centro storico, iniziata tanti anni fa con il piano Urban. Noi non faremo la figuraccia di Elisabetta Canalis al cospetto di Roberto De Niro al festival di Sanremo del 2011 e perciò che cosa sia la «gentrification» ce lo facciamo spiegare in due parole da Sharon Zukin, sociologa urbana newyorkese: «Si tratta di una violenta rivoluzione supportata, e talvolta persino condotta, dallo Stato che allontana le persone dalle proprie case, obbliga i commercianti a chiudere i propri negozi e “ripulisce” il centro a favore di marchi culturali, globali ed egemonici».
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Tag: architettura, Arturo Cucciolla, Bari, Bari vecchia, Carlo Ferrari, città, Comune di Bari, gentrification, Giuseppe Romagno, Massimo Napolitano, Moderno Murattiano, Murat, Murattiano, Nicola Signorile, palazzo Andidero, Pietro Favia, Politecnico di Bari, quartiere Murat, Raffaele Piccolomini, Roberto Telesforo, sala Murat, San Nicola, Sharon Zukin, Silvio Maselli, turismo, Vittorio Chiaia