Pubblichiamo di seguito un interessante ed assolutamente condivisibile contributo apparso su “Il Fatto Quotidiano” ieri 02 dicembre 2019 che, partendo da un avvenimento particolare, approda ad una riflessione di carattere generale in tema di patrimonio culturale e sua tutela.
Quando si parla di “patrimonio culturale”non si deve pensare solo alle cattedrali medioevali, ai palazzi del Rinascimento, ai grandi musei, ai capolavori di Caravaggio: il patrimonio è quel tessuto continuo composto da natura, storia, arte che dà senso al nostro stare insieme. continua a leggere
Il superospedale moltiplica strade e divora il suolo _ Monopoli, protesta di Fai e Italia Nostra
Il nuovo ospedale da costruire a Lamalunga, contrada di Monopoli, non va giù a due delle più importanti associazioni impegnate nella difesa del paesaggio. L’archeologa Raffaella Cassano e l’urbanista Dino Borri hanno firmato rispettivamente per Italia Nostra e per il Fai una lettera aperta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per chiedere che sia ripensata la scelta del luogo.
Le palme di Fuksas vanno a duello con il bosco urbano _ Ecco le scelte nella ex caserma
Chi ha visto il progetto preliminare per il parco della ex caserma Rossani che l’architetto Massimiliano Fuksas ha consegnato al Comune giura sul proprio onore di aver visto le palme. Non ci fosse bastata le lezione della «Miami-way» di Simeone Di Cagno Abbrescia e della «costumbre barcellonese» del lungomare di Bohigas a Mola! Non ci avesse insegnato nulla la distruttiva epidemia del punteruolo rosso!
I partecipanti alla manifestazione riuniti nella chiesa di S. Giuseppe Artigiano, L’Aquila | ph. Roberta Signorile
Dopo il sisma gli storici dell’arte sulla ricostruzione «Attenti, L’Aquila non diventerà una Disneyland»
Mille e più di mille ieri (domenica 5 maggio, ndr) in corteo fra i ruderi di una città uccisa. Non operai o studenti nè disoccupati. Ma storici dell’arte, provenienti da tutt’Italia per chiedere la ricostruzione del centro storico dell’Aquila: dei suoi monumenti, delle sue case e soprattutto della sua cittadinanza.
Tra gli storici, anche il neo ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, che ha scelto di non parlare nella assemblea tenuta ieri pomeriggio nella chiesa di san Giuseppe Artigiano. Ma di ascoltare, non senza imbarazzo, le caute aperture di credito verso il nuovo governo. Ci ha pensato Salvatore Settis – nell’applauditissimo intervento conclusivo – a ricordare al ministro di aver appena giurato, insieme a tutto il governo Letta, sulla Costituzione e sulla gerarchia di valori che essa stabilisce: i diritti vengono prima dell’economia e un diritto costituzionale é anche il diritto di resistenza al malgoverno, alle scelte che hanno prodotto in questi quattro anni dal terremoto l’esilio degli aquilani dalla loro città. continua a leggere
La protesta perpetua per l’ambiente _ Intervista impossibile a Michele Cifarelli
Gira la città con il naso all’insù. Ogni tanto si ferma, tira fuori dalla tasca della giacca un foglietto e prende appunti. La facciata di quel palazzo in rovina da restaurare, quell’altro monumento da ripulire, e poi la villetta abusiva in riva al mare… domani saranno l’oggetto di una interrogazione parlamentare o di una interpellanza al sindaco. Michele Cifarelli non perde una battuta e il suo spirito si muove ancora per le strade della città, indifferente alla morte che lo ha sorpreso a Roma nel 1998.
Dopo l’intervista impossibile a Vittore Fiore, due settimane fa, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di una chiacchierata (altrettanto impossibile) con il fantasma di Cifarelli. Magistrato e antifascista, personaggio di spicco del Partito d’Azione e poi del Partito repubblicano, senatore e deputato della Repubblica, Cifarelli è stato ambientalista della primissima ora.
Tema obbligato della nostra conversazione: la prossima stagione urbanistica barese. Con l’anno nuovo potrebbe (il condizionale è d’obbligo) arrivare l’incarico per il nuovo piano regolatore della città, esattamente due secoli dopo la fondazione del borgo murattiano. E il piano urbanistico generale, chiunque lo scriva, dovrà tenere conto del documento programmatico preliminare che «taglia» o «sposta» 15 milioni di potenziali metri cubi di cemento per poter realizzare i parchi urbani, quello della costa e quello delle lame.
Senatore Cifarelli, crede che sia realizzabile il desiderio?
«È una operazione complicata, ma in queste cose bisogna avere pazienza. Pensiamo al Parco dell’Appia Antica, a Roma. Nel 1969, con Ugo La Malfa, presentai una proposta di legge per l’esproprio della campagna ai margini della regina viarum. Si trattava di dare attuazione alle modifiche al piano regolatore di Roma imposte dal ministro dei Lavori pubblici. Giacomo Mancini aveva eliminato milioni di metri cubi già previsti nel piano regolatore del ‘62 destinando 2.500 ettari a parco pubblico. La legge regionale che istituisce il parco è arrivata solo nel 1988, ma è stato un passo avanti. Gliel’ho detto: bisogna avere pazienza».
E anche coraggio. I proprietari delle aree che non sarebbero più edificabili, a Bari, sono sul piede di guerra. Chiedono i “crediti edilizi” e puntano l’indice contro gli ambientalisti, che dopo la faccenda di Punta Perotti appaiono sulla difensiva. Che ne pensa?
«L’ambientalismo ha le sue esigenze che vanno fatte rispettare, anche se scontano gravi ritardi e passività crescenti sul piano sociale. Bisogna controllare l’inquinamento, gli appalti, la progettazione, l’efficienza stessa degli interventi, per evitare la corruzione e lo sviluppo disordinato, il consumo del territorio. A causa delle vergogne urbanistiche e speculative, viviamo una fase barbara del nostro Paese. Ma la responsabilità è diffusa…»
Tutti colpevoli, nessun colpevole…
«No, voglio dire che serve un salto culturale, perché siffatti problemi di civiltà sono indubbiamente a monte di qualsiasi problema di ordine politico».
Lei stesso, però, da senatore, ha presentato proposte di legge per la tutela dell’ambiente e dei beni culturali. È inevitabile che la politica se ne occupi…
«Purtroppo».
In che senso?
«I partiti sottovalutano la tutela del patrimonio, perché i boschi e gli affreschi non fruttano voti. Se continuiamo così, vedremo cadere la Torre di Pisa, per cui non scende in piazza un sindacato o preme la burocrazia».
Meglio la società civile, allora?
«Ho partecipato con Antonio Cederna alla fondazione di Italia Nostra, nel 1955, perché la rivoluzione culturale per difendere l’ambiente e il paesaggio significava e credo significhi tuttora realizzare la Costituzione per la quale avevamo combattuto il fascismo e la monarchia. All’articolo 9, la nostra legge fondamentale stabilisce che la repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. In quella esperienza ci siamo ritrovati uniti uomini e donne che la politica divideva su altre questioni: oltre Cederna, c’erano Elena Croce, Umberto Zanotti Bianco e Desideria Pasolini dall’Onda».
Cosa vi spinse a creare Italia Nostra?
«Una circostanza concreta e l’urgenza di fermare un pericolo imminente: lo sventramento di un isolato nel centro storico di Roma. Poi la mobilitazione si è allargata, fino a diventare una protesta perpetua».
Protesta perpetua: assomiglia a lotta continua. Comunque, una bella espressione!
«Sì, ma non è mia. È frutto della penna dello scrittore Giorgio Bassani».