PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 03_04_2013

mangini margherita
L’efficace schizzo di Onofrio Mangini del progetto di concorso per l’area del Ferrarese

Il Margherita e la grammatica dei sentimenti

La grammatica ha un grande potere: cambia le carte in tavola. Certe volte basta un plurale per far rientrare dalla finestra quel che è uscito dalla porta. Prendiamo il caso del Bac. L’acronimo stava per Bari Arte Contempranea, ora sta per Bari Arti Contemporanee. Ma sempre Bac rimane, così non è chiaro se il vecchio sia stato sepolto oppure sia sempre vegeto, oppure sia uno zombie che continuerà a disturbarci i sogni.

La vecchia sigla indicava il museo ipotizzato due anni fa e al quale doveva essere destinato il teatro Margherita, modificato per l’abbisogna secondo i disegni dell’architetto David Chipperfield. Il progetto è naufragato per l’opposizione della Regione Puglia che, chiamata a cose fatte a metterci tutti i soldi necessari, non ha trovato per niente convincente né conveniente la fondazione pubblica-privata che avrebbe dovuto gestirlo.

Ora che il teatro Margherita (di proprietà del Demanio) è stato permutato con l’ex Macello e l’ex Frigorifero comunale, sedi dell’archivio di Stato e della Biblioteca nazionale, si può inseguire uno degli obiettivi del Patto per Bari firmato il 9 gennaio scorso da Vendola e da Emiliano. Parliamo del cosiddetto Miglio dei teatri. «Al teatro Margherita, inutilizzato da molti decenni,- si legge nel Patto – va affidata, dopo una adeguata ristrutturazione degli spazi, la funzione di laboratorio mediterraneo del teatro, della danza e delle arti sceniche e visive, una casa da offrire alle realtà produttive cittadine in cui convergano multidisciplinarietà, innovazione e sperimentazione delle arti contemporanee». continua a leggere