PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 25_07_2012

Bundesverwaltungsgericht_Lipsia

Palagiustizia ma senza perdere la campagna _ Cittadella, i nei della variante

Domani iniziano i lavori di consolidamento statico del Palagiustizia di via Nazariantz, disposti dall’Inail, che è l’ente proprietario dell’immobile.
In settimana la Commissione di manutenzione presso la Corte d’Appello di Bari riceverà dal Comune lo studio di fattibilità per le sedi alternative e provvisorie: comunque vada  e qualunque sia l’opinione dei magistrati, come anticipato ieri dalla Gazzetta, prima di Natale non ci sarà alcun trasloco.
Intanto, l’avv. Giuseppe Albenzio, il commissario nominato dal prefetto per eseguire la decisione del Consiglio di Stato sulla Cittadella della giustizia, sta esaminando le opposizioni e le osservazioni alla variante urbanistica che è stata progettata dall’architetto romano Claudio Catucci e che Albenzio ha firmato.
Come già riferito in questa rubrica, alla variante si oppone, tra gli altri, la Consulta comunale dell’ambiente, che riunisce numerose e storiche associazioni impegnate nella difesa del patrimonio paesaggistico e dei beni comuni: da Italia Nostra al Fai, da Legambiente a Sviluppo Sostenibile. La manifestazione di dissenso delle associazioni è un fatto  previsto dalla procedura di approvazione di una variante, soprattutto in questo caso: si tratta infatti di trasformare in città poco meno di 29 ettari di campagna.
Che la campagna sia incolta  e degradata, poco importa dal punto di vista urbanistico: perché una campagna libera può tonare ad essere area agricola, mentre una edificazione è irreversibile. Cioè, la campagna è una risorsa non rinnovabile e dovrebbe impressionare chiunque il fatto – richiamato nelle osservazioni della Consulta – che «nonostante il decremento della popolazione barese, il consumo del suolo nel 2000 si è triplicato rispetto al 1961 raggiungendo i 9.269 ettari». Negli ultimi 40 anni sono stati consumati mediamente ogni anno 159 ettari e solo nel decennio 1990-2000 il consumo è stato di 282 ettari all’anno. Si può andare avanti di questo passo? Se guardiamo alla Germania – paese virtuoso sotto moltissimi aspetti – scopriamo che il governo (conservatore) di Angela Merkel ha fissato al 2020 l’obiettivo del «consumo zero» di suolo e come spesso avviene nelle cose tedesche ci sono buone probabilità che l’obiettivo venga raggiunto ben prima di quella data.

Dunque, l’Europa marcia verso la rigenerazione urbana, la riqualificazione dei quartieri periferici e la densificazione delle città. A Bari invece una variante imposta dai giudici di Palazzo Spada contro la volontà dell’amministrazione comunale potrebbe pregiudicare la sopravvivenza di quel prezioso «cuneo di campagna» salvaguardato da Ludovico Quaroni nel suo piano regolatore.
Ma come si giustifica, sul piano tecnico, la variante del commissario? Era il bando della ricerca di mercato «dettata» dalla Commissione di manutenzione ad ammettere la possibilità di una variante nel caso di mancanza nel piano regolatore di adeguate aree per l’edilizia giudiziaria. Ma è lo stesso  progettista della variante ad ammettere (pag. 12-13), che quelle aree esistevano ed anzi erano state individuate dal Comune nel 1990. In particolare l’area del Tondo di Carbonara.  E proprio in virtù di questa prossimità, anziché trovare come sarebbe logico, un buon motivo per negare la possibilità di realizzare la cittadella sui suoli della proprietà Lamberti, a sud dello Stadio San Nicola, il progettista afferma che ciò  prova «la validità urbanistica della ubicazione  della Nuova Sede Unica degli Uffici giudiziari di Bari, il cui sedime è oggetto della presente variante».

Nella città sassone di Lipsia nessuno si è sognato, nemmeno nel clima euforico  dopo la caduta del Muro, di costruire un cittadella della giustizia nel grande cuneo verde che attraversa la città da nord a sud. Per la nuova sede del Tribunale amministrativo federale, il Bundesverwaltungsgericht, è stato naturale pensare al restauro del vecchio Tribunale imperiale progettato alla fine dell’Ottocento da Ludwig Hoffmann e Peter Dybwad. Tra l’altro, è  il tribunale in cui si svolse nel 1933 il processo di Lipsia e in cui Gyorgy Dimitrov, accusato dell’incendio del Reichstag, ribaltò le accuse contro il nazisti.
La storia ha il suo peso, nella salvaguardia del paesaggio, in una città come Lipsia, che non a caso è già vicinissima al consumo zero di suolo.

NICOLA SIGNORILE

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