
La pandemia, tra gli innumerevoli risvolti negativi, ha avuto almeno il merito di riaccendere il dibattito intorno ai temi della città e dell’abitare.
continua a leggereLa pandemia, tra gli innumerevoli risvolti negativi, ha avuto almeno il merito di riaccendere il dibattito intorno ai temi della città e dell’abitare.
continua a leggerePubblichiamo di seguito un interessante ed assolutamente condivisibile contributo apparso su “Il Fatto Quotidiano” ieri 02 dicembre 2019 che, partendo da un avvenimento particolare, approda ad una riflessione di carattere generale in tema di patrimonio culturale e sua tutela.
Quando si parla di “patrimonio culturale”non si deve pensare solo alle cattedrali medioevali, ai palazzi del Rinascimento, ai grandi musei, ai capolavori di Caravaggio: il patrimonio è quel tessuto continuo composto da natura, storia, arte che dà senso al nostro stare insieme.
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Sempre più spesso, per far vivere il centro storico delle nostre città si punta tutto sulla movida, sul villaggio di Babbo Natale, finanche sui dehors, una vera e propria bestemmia per chi davvero avesse a cuore le sorti della città, alla rincorsa di un’idea di modernità raccogliticcia e di una crescita qualunque, all’inseguimento di un facile quanto populistico sviluppo turistico.
Bari Vecchia salvata dalla furia dei picconatori _ Il «diradamento» di Giovannoni
Non è stato per caso se Bari vecchia si sia salvata, o se almeno sia giunta fino a noi conservando una forma così densa e quelle incrostazioni del tempo che ne fanno un «centro storico» autentico. Un paesaggio urbano con il quale ci si può permettere il lusso di progettare un uso nuovo del lungomare (A proposito: che fine ha fatto il concorso? Quando il Comune di deciderà a nominare il presidente della giuria per l’esame degli elaborati? Prima tanta fretta, al punto di essere costretti a prorogare i termini, poi il blackout!). Un paesaggio urbano nel quale si può avere la possibilità di immaginare una trasformazione dell’ex mercato del pesce in galleria di arte contemporanea. Un paesaggio capace di suscitare il desiderio collettivo di un parco intorno al Castello.
A Barivecchia quarant’anni di «speculazione» _ Palazzo Andidero e Benny Petrone
«Il lungomare barese subisce gli attacchi della natura e della speculazione. Sull’antica muraglia della città un “balneare” pugno nell’occhio». Sorprenderà, rileggere oggi questo titolo apparso quarant’anni fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Era il 13 settembre 1977 e la Cronaca di Bari, smontate le impalcature, ma non ancora la gru, puntava l’indice accusatore contro quel fabbricato sorto su via Venezia: palazzo Andidero. L’articolo – non firmato – è senz’altro da attribuire al direttore Oronzo Valentini, il quale formula, più che una domanda, un appello: «E’ irreparabile?».
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