I baresi divorano i campi: dimezzato lo spazio agricolo.
Pubblicato da occhisullacultura

Il territorio urbanizzato fagocita suolo libero (foto Roberta Signorile)
I baresi divorano i campi: dimezzato lo spazio agricolo _ La corsa del cemento e dell’asfalto aumenta ogni anno dell’8,6%
Il cemento avanza a passi da gigante. La campagna sta per scomparire. Bari ha perduto quasi la metà del proprio suolo agricolo e il fenomeno sembra non avere freni. Sono scomparsi, inghiottiti da case, strade e centri commerciali (le fabbriche non si costruiscono più), 49 chilometri quadrati del territorio comunale, il suolo consumato è ormai al 42,1% e l’incremento annuale è di 8,6%.
Questa la fotografia della situazione, come ci è restituita dai calcoli dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), aggiornati al 2016. E proprio sul rapporto Ispra 2017 si fonda l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Coldiretti Puglia: «L’ultima generazione – denuncia il presidente Gianni Cantele – è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata, per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato». Solo in un anno, tra il 2015 e il 2016, in Puglia sono andati in fumo 414 ettari di suolo, cioè un metroquadro ogni cinque secondi.
Nello scenario primeggiano due città: Bari e Bitonto e i numeri dell’Ispra non solo confermano, ma aggravano l’analisi prodotta con la ricerca sul consumo di suolo in Puglia messa a punto dal Mito-Lab del Politecnico di Bari e curata da Carmelo Torre e Alessandro Bonifazi, con Andrea Arcidiacono e Silvia Ronchi (Politecnico di Milano) e Stefano Salata (Politecnico di Torino). La ricerca considera il periodo fra il 2006 e il 2011. Ebbene in questo arco di tempo il Comune di Bari ha perduto in media ogni anno più di 42 ettari, cioè 1.181,42 metriquadri al giorno. E se l’immagine può riuscire più efficace, ogni anno a ciascun barese è stato sottratto quasi un metro e mezzo di campagna.
Il consumo di suolo è un tema cruciale. In Europa si rincorre l’obiettivo del «consumo zero» fissando traguardi ormai vicini (entro il 2025 in Germania, per esempio) ma in Italia una norma ancora non c’è e il disegno legislativo (pur debolissimo) si è perduto nelle secche parlamentari. Perciò la Coldiretti ritiene urgente l’applicazione del provvedimento sul consumo di suolo approvato dal Consiglio regionale pugliese «utile ad arrestare – dice il direttore Angelo Corsetti – la pericolosa avanzata della copertura artificiale del nostro territorio. Dovranno essere valorizzati i terreni agricoli e promossi l’agricoltura, il paesaggio e l’ambiente per impedire che il suolo – bene comune e risorsa non rinnovabile – venga stravolto».
Non si tratta solo di salvare l’agricoltura dall’assedio della città, ma anche di salvare la stessa città dalla catastrofe verso cui va nello spreco di superficie: gli allagamenti provocati dal suolo reso impermeabile dall’asfalto, l’inaridirsi delle falde acquifere, l’aumento di aree incolte e desertificate ai margini delle strade, spesso all’interno del tessuto urbano: il panorama tipico del degrado delle periferie che una scelta miope vorrebbe curare con l’ulteriore costruzione di strade e fabbricati.
Gli orti urbani sono – in giro per l’Europa – l’alternativa alla agricoltura tradizionale nella rigenerazione delle città, ma anche sotto questo aspetto Bari è in ritardo. In un drammatico ritardo. Non si parla nemmeno per ipotesi di forestazione, di boschi urbani e cinture verdi mentre l’amministrazione comunale addirittura si vanta di poter piantare la bellezza di 10mila alberi nei giardini di città.
E intanto gli occhi sono puntati sul nuovo Pug, il Piano urbanistico generale, e su quella pensante eredità lasciata da Ludovico Quaroni: quindici milioni di metri cubi – in gran parte per residenze – residuo delle previsioni dell’attuale piano regolatore. Secondo i parametri europei del consumo zero di suolo andrebbero cancellati con un colpo secco.
Ma che succede, in realtà? «Contrastare il consumo di suolo è un obiettivo prioritario della politica urbanistica dell’amministrazione Decaro, incentrata sul riuso e la rigenerazione urbana – afferma l’assessore all’urbanistica Carla Tedesco -. Per quanto riguarda il nuovo Piano urbanistico generale, in questa fase di perfezionamento delle scelte progettuali, questo obiettivo va calibrato in relazione ad un’attenta e approfondita analisi delle concrete condizioni del territorio comunale al fine di distinguere le aree in cui salvaguardare i segni storici del paesaggio rurale e naturale e il sistema del verde urbano e le aree in cui la densificazione può avere esiti positivi in termini di ricucitura, rigenerazione, miglioramento della qualità della vita, giustizia spaziale».
Buone e anche «diplomatiche» intenzioni, ma in attesa di approvare il Pug, che si può fare? «Tra i provvedimenti adottati in questi anni per contenere il consumo di suolo – risponde Tedesco – penso sia a quelli tesi a favorire il riuso del patrimonio esistente (come il regolamento che recepisce la legge regionale 16/2014) sia quelli che hanno visto la riformulazione degli schemi insediativi dei piani esecutivi, orientandoli a obiettivi di qualità paesaggistica e al contenimento del consumo di suolo, come nel caso del Piano di Lottizzazione del consorzio San Giacomo a San Pio».
di Nicola Signorile
(pubblicato lunedì 22 gennaio 2018 su “La Gazzetta del Mezzogiorno”)
Pubblicato il 28|01|2018, in Uncategorized con tag Alessandro Bonifazi, ambiente, Andrea Arcidiacono, Bari, boschi urbani, campagna, Carla Tedesco, Carmelo Torre, cementificazione, consumo di suolo, consumo zero, densificazione, impermeabilizzazione dei suoli, ISPRA, Mito Lab, orti urbani, previsioni edificatorie, pug, residuo di piano, riforestazione, Silvia Ronchi, Stefano Salata, suolo agricolo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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