PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 16_03_2016

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Manifattura Tabacchi, cartello di prescrizione (foto: Renato Cervini)
Manifattura Tabacchi, cartello di prescrizione (foto: Renato Cervini)

Nella Manifattura ricercatori e microbirrificio _ Al concorso attese le archistar

Si annunciano grandi nomi dell’architettura internazionale al concorso di idee per l’ex  Manifattura Tabacchi. È scaduto ieri il termine per partecipare alla prima fase, con la speranza di passare il vaglio del curriculum ed essere invitati alla seconda tappa, quella in cui si disegna.

A poche ore dalla scadenza, circolano le prime indiscrezioni. Sappiamo per esempio che avrebbe intenzione di far parte della gara un calibro da novanta come Guillermo Vasquez Consuegra (non nuovo all’esperienza barese, avendo partecipato al concorso «Baricentrale», quello poi vinto da Massimiliano Fuksas). E ci saranno  sicuramente altri studi spagnoli e catalani, invogliati dal bando di concorso che evoca modelli di riqualificazione di edifici storici come il mercato San Miguel di Madrid.

Ma di quel che si scrive nei bandi bisogna fidarsi fino a un certo punto. Per esempio, leggiamo un inquadramento urbano quantomeno fuorviante: «L’immobile si trova nel quartiere centrale della città di Bari denominato “Liberta”, (…) a ridosso dell’antico quartiere Murat, realizzato nell’Ottocento (grazie all’opera di Gioacchino Murat maresciallo di Napoleone Bonaparte) a fianco dell’antica città medievale (oggi meglio conosciuta con il nome di “Bari vecchia”)». Ora, non è dato sapere chi abbia compilato le scarne note storiche che introducono il paragrafo 2 del bando di gara, ma ci saremmo aspettati che almeno gli organizzatori  del concorso (le opere da realizzare sono stimate in poco meno di 50 milioni di euro) facessero lo sforzo di attingere a fonti di informazione più affidabili di quel che appare la citazione di un sito internet a vocazione turistica.

Senza grande sforzo, si sarebbe potuto copiare pari pari un paio di pagine (159 e 160) dal libro «La Manifattura Tabacchi di Bari. Storia e progetto di un opificio del Novecento», pubblicato da Mario Adda Editore nel 2002. Autori del volume sono l’ingegnere Renato Cervini e l’architetto Mauro Scionti. Se a quest’ultimo si deve l’accurata ricostruzione storica – sulla base dei documenti d’archivio –  delle vicende che hanno accompagnato nei primi anni del Novecento la progettazione di Vittorio Emanuele Aliprandi (sconosciuto nel bando), la costruzione e i successivi ampliamenti della Manifattura, a Cervini si deve la descrizione di ogni particolare tecnico e teorico del restauro, completato nel 2001, di una parte dell’immobile, quella destinata ad ospitare il mercato ortofrutticolo di via Nicolai.

Renato Cervini è stato il coordinatore dei progettisti di quel restauro, insieme all’ingegner Vincenzo De Fusco, il direttore dei lavori. È curioso che di questa riqualificazione, condotta secondo i criteri del restauro,non si faccia alcun cenno nel bando, liquidando in due parole  l’episodio come una «ristrutturazione». Eppure quel restauro, per quanto  limitato alla parte di proprietà del Comune, prefigurava diverse destinazioni d’uso: insieme al mercato anche, inizialmente, la sede della facoltà di Architettura. Abbandonata da parte del Politecnico di Bari, l’intenzione fu poi raccolta dall’Università con la decisione di installarvi la facoltà di Scienze della Formazione, affidando per questo l’incarico del progetto ad un gruppo guidato  dall’ingegner Titta De Tommasi, docente di restauro al Politecnico. L’idea attuale di trovare spazio per gli uffici e i laboratori del Cnr (il Consiglio Nazionale delle Ricerche) nasce dunque da lontano.

Ma non è l’unica funzione per la quale il concorso indetto da Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani Spa) chiama i progettisti a elaborare un «concept». L’operazione riguarda infatti tanto la parte destinata ai ricercatori del Cnr, quanto quella di proprietà del Comune, con uno spostamento del mercato sul lato di via Nicolai. Il bando dispensa anche indicazioni per attività di degustazione. Immaginiamo, allora, le immancabili «eccellenze enogastronomiche del territorio», ingrediente fondamentale delle strategie di «gentrificazione» del centro storico, sul punto di essere realizzate tra la Sala Murat e il Mercato del Pesce.

È solo una nostra maliziosa ipotesi? Vedremo. Intanto il trasloco degli ambulanti del mercato consentirà di liberare i locali su via Crisanzio. A che scopo? «Realizzare spazi innovativi per la ristorazione che garantiscano la possibilità di fare formazione on the job». Volete sapere cosa vuol dire? Semplice: qualcosa come un «bio-bistrot con microbirrificio sul modello dei brewpub».

Ah, questi bandi, così vaghi, così precisi…

di NICOLA SIGNORILE

(pubblicato oggi su “La Gazzetta del Mezzogiorno”)

 

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