Le palme di Fuksas vanno a duello con il bosco urbano _ Ecco le scelte nella ex caserma
Chi ha visto il progetto preliminare per il parco della ex caserma Rossani che l’architetto Massimiliano Fuksas ha consegnato al Comune giura sul proprio onore di aver visto le palme. Non ci fosse bastata le lezione della «Miami-way» di Simeone Di Cagno Abbrescia e della «costumbre barcellonese» del lungomare di Bohigas a Mola! Non ci avesse insegnato nulla la distruttiva epidemia del punteruolo rosso!
Anche delle palme dovranno discutere a partire da oggi i 150 partecipanti al laboratorio di progettazione partecipata avviato dalla Amministrazione comunale per decidere che fare di quegli otto ettari di spazio pubblico al centro della città. Ovvio che non si parlerà solo di palme, ma l’aspetto botanico della questione è esemplare delle due ideologie opposte che potrebbero emergere nel «processo partecipativo», come lo chiamano gli specialisti. Da una parte il giardino lezioso, con le essenze pregiate che consiglia il vivaista e bisognoso delle amorevoli e costose cure dei giardinieri; dall’altra il bosco urbano che si genera da sé, che ha bisogno di poca acqua e che non chiede altro se non qualcuno che ne assecondi la spontaneità, come suggerisce il modello del Terzo Paesaggio proposto da Gilles Clément. Per inciso: il paesaggista eretico francese, autore tra l‘altro del celebre parco Citroën a Parigi, ha visitato lo scorso aprile l’area della Rossani: «Non no mai visto nulla del genere – è stato il suo commento –. Non conosco in tutta Europa nessun altro posto come questo. Così vasto e proprio al centro della città. Questo è il luogo ideale per cominciare a cambiare il modo di pensare: è un luogo forte che spiega chiaramente come le costruzioni abbandonate diventino rovine mentre la natura abbandonata è già una foresta che nasce. La Rossani può diventare un luogo di pedagogia per tutta la popolazione. Bari ha qui il suo atout e se saprà giocarlo bene, sarà la sua carta vincente».
I due modelli di vegetazione sono metafore di una più generale idea della gestione dello spazio pubblico: quella verticale, istituzionale, di carattere aziendale, e quella orizzontale che invece fa leva sulla spontaneità, sulla proposta che emerge dal basso e guarda alla cultura del bene comune. Ora, che in questa pratica dal basso ci siano idee preziose lo dimostra per paradosso proprio il progetto preliminare di Fuksas: chi lo ha sbirciato giura sul proprio onore di aver visto oltre alle palme anche una pista per skateboard. Ma Fuksas non aveva disegnato una pista per skate nelle tavole con cui ha vinto il concorso di idee Baricentrale: deve avergli suggerito di inserirla chi era al corrente che una delle attività sviluppate all’interno della Rossani in questi dieci mesi di occupazione è proprio quella degli skaters. Peraltro, il sindaco Decaro non ha perso l’occasione di farsi fotografare in una plastica postura sulla tavola con le rotelle durante un recente sopralluogo nella caserma.
Se così stanno le cose, la scelta di condizionare il progetto di Fuksas agli esiti di un laboratorio di partecipazione sembra assai opportuna. Anzi, diciamola tutta: la nuova amministrazione comunale corre ai riapri e cerca di limitare i danni di due improvvide firme fatte apporre a un paio di dirigenti comunali da Michele Emiliano, al novantesimo minuto, su due contratti con l’archistar Massimiliano Fuksas. Il primo contratto è quello appunto per la progettazione sulla ex Caserma Rossani (con l’ingannevole e paradossale affidamento dell’incarico di gestire anche il processo partecipativo), al costo di 115.460 euro solo per il primo stralcio. Il secondo contratto riguarda le aree ferroviarie, attraverso la redazione di uno studio di fattibilità urbanistica, un progetto dell’assetto definitivo del masterplan e il progetto preliminare di un segmento del cosiddetto parco sui binari, nel tratto compreso fra la stazione centrale e via Quintino Sella. Al costo di 200mila euro, oltre Iva.
Ieri finalmente si è cominciato a discutere anche di quest’ultimo incarico professionale, grazie all’iniziativa della associazione Italia Nostra, subito raccolta dall’assessore comunale all’Urbanistica Carla Tedesco. E per la prima volta sulla soluzione Fuksas è stato chiamato a dire la sua Bruno Gabrielli, il responsabile del piano urbanistico generale. Al quale certo non sfugge che il progetto di Fuksas ipotizza un nuovo quartiere grande quanto Bari vecchia, per 12mila nuovi residenti. Un milione e 253mila metricubi di cemento totalmente nuovi da sommare ai 15 milioni di metricubi che già avanzavano dal piano Quaroni. Metteranno anche questo nel conto dei crediti edilizi?
NICOLA SIGNORILE
(pubblicato oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno)
Ieri sera ho avuto la sensazione che alcuni protagonisti della scena pubblica degli ultimi anni si siano sentiti meno vincolati da ordini di scuderia e abbiano scelto di parlare più liberamente di quanto non abbiano saputo fare nelle decine di incontri e convegni sul “nodo ferroviario” prodotti negli ultimi anni. Se è così e non ho modo di dubitarne fino a prova contraria, il processo partecipativo potrà dare i suoi frutti. A condizione, comunque, che si tratti di un vero laboratorio di progettazione partecipata, con tutti i presupposti che ne esca anche anche un progetto totalmente diverso da quello elaborato, benchè a livello di idee, dall’archistar.