PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 29_10_2014

fortinoUrban center, un trasloco ti cambia la vita _ Al Fortino la casa della partecipazione

Urban Center, finalmente si cambia. Chiude i battenti l’imbarazzante ritaglio di uno spazio all’interno della sala Murat. Ma soprattutto va in archivio l’attività di sedicente partecipazione alle scelte urbanistiche messa in campo dalla vecchia amministrazione comunale, nonostante la sociologa Letizia Carrera, delegata del sindaco, si sforzi di vedere una continuità col passato nel nuovo programma.

Il primo segnale di rottura consiste nello spazio fisico: l’Urban center va ad occupare stabilmente il fortino aragonese, non appena l’ambiente sarà riscaldato. Il luogo – restaurato nel 1994 con la cura di cui è capace l’architetto comunale Davide Cusatelli – ha pure un indiscutibile valore simbolico ed è stato finora utilizzato in maniera occasionale e disordinata.

Il secondo segnale di rottura sta nell’organizzazione. L’urban center sarà dotato di uno staff, il cui nucleo iniziale è costituito dai «facilitatori» selezionati per la progettazione partecipata della ex Caserma Rossani. Il gruppo degli operatori dell’Urban Center occuperà le stanze al primo piano del mercato del Pesce, in piazza del Ferrarese.

Il terzo segnale di rottura si vede dalla svolta di metodo. «Esistono due modelli di Urban Center – spiega Letizia Carrera – quello italiano, basato sulla esposizione dei progetti per mezzo dei tradizionali pannelli, e quello anglosassone del back-office, che punta tutto sul dialogo con la popolazione». Per fare un esempio, l’Urban Center attualmente allestito nella sala Murat con gli illeggibili pannelli del Dpp al nuovo piano urbanistico, del progetto di via Sparano e dell’idea di Fuksas per Baricentrale è un maldestro tentativo di seguire il modello italiano.  «La nostra ambizione – dice Carrera – è di costruire un modello barese, un Urban Center di seconda generazione» i cui ingredienti teorici però non sembrano così diversi da quelli di prima generazione: diritto alla città, decisioni condivise, competenza, educazione alla partecipazione…

In che modo si vuol evitare che quella del nuovo Urban Center finisca per esser una propaganda delle iniziative dell’amministrazione, lo strumento per la costruzione di un consenso intorno a progetti già conclusi? La sociologa Sherry Arnstein – punto di riferimento del modello anglosassone – chiamava già nel 1969 «Tokenism» questa attività di facciata che tende alla manipolazione. E che succede se, nonostante gli sforzi, si manifesta all’interno del processo partecipativo una opposizione a un  determinato progetto? Si farà marcia indietro? «Sia chiaro che non stiamo affatto rinunciando al nostro ruolo di decisori – risponde l’assessore all’Urbanistica Carla Tedesco – perché un rischio che corre la partecipazione è l’immobilismo.  Per questo bisogna fare in modo che il conflitto eventuale si manifesti a monte  di un progetto e non dopo».  E rincara la dose Carrera:  «Il nemico della partecipazione è il rancore, il lamento ingenuo e immaturo». La soluzione, per Carla Tedesco, sta nella capacità di governare l’attività: «Si parte delle informazioni condivise, ma l’obiettivo più importante – afferma l’assessore che ha la responsabilità diretta dell’Urban center – è l’allargamento delle conoscenze in gioco. Il nostro modo di intendere la partecipazione è riconoscere ai cittadini la capacità di fare, la dimensione della azione, che può essere anche in contrasto con le aspettative e le proposte. Insomma, coltiviamo le virtù cognitive e le virtù civiche».

Senza fare esplicito riferimento al passato, ma consapevole del fenomeno  opposto,  l’assessore alla cultura Silvio Maselli riconosce che esiste il rischio di tradurre la partecipazione ad un processo amministrativo, il cui obiettivo è solo quello di documentare, di mettere agli atti che il dovere è stato assolto. Che fare, allora?  «C’è bisogno di più anima», dice Maselli mentre assicura che l’Urban Center sarà «libero, democratico e aperto». E infine promette: «Non sarà propaganda». Questa volta, non bisognerà attendere molto per la verifica. L’attività dell’Urban Center entra subito nel vivo con il laboratorio di progettazione partecipata per la ex Caserma Rossani: il progetto preliminare di Fuksas è lì che aspetta. I primi dettagli dell’operazione si conosceranno proprio oggi pomeriggio, (dalle 16.30) alla sala Murat (per l’ultima volta). L’appuntamento è con il primo di una serie di «Colloqui con la città». Ospiti l’assessore regionale all’Assetto del territorio Angela Barbanente e Carlo Cellamare, urbanista dell’università La Sapienza di Roma, autore tra l’altro da Elèuthera di un saggio dal titolo «Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi».

NICOLA SIGNORILE

(pubblicato ieri su La Gazzetta del Mezzogiorno)

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