PIAZZA GRANDE di Nicola Signorile | 04_06_2014

Il murale di Ericailcane e Blu sul prospetto dell'ex Socrate
Il murale di Ericailcane e Blu sul prospetto dell’ex Socrate

Nell’ex Socrate si torna a lezione ma di edilizia _ Autocostruzione, firmata l’intesa

Speriamo che a farne le spese non sia il grande murale realizzato due anni fa dagli artisti Ericailcane e Blu, di passaggio per Bari. Speriamo che la tutela di un’opera d’arte pubblica contemporanea rientri nel progetto di ristrutturazione dell’ex liceo Socrate per farne una comunità di alloggio e residenza per i rifugiati.

Gli stessi migranti che occupano l’immobile di via Fanellli (di proprietà del Comune che lo aveva abbandonato) saranno coinvolti in un cantiere-scuola. È questo l’oggetto dell’intesa sottoscritta tra Regione Puglia, Comune di Bari, Iacp, Politecnico e Formedil Bari, l’associazione Ingegneria senza frontiere e l’associazione «Socrate». La collaborazione vasta – riunisce istituzioni, mondo produttivo e associazioni – dà l’impressione che siano superate diffidenze e ostilità che ancora accompagnano il fenomeno, nonostante al Politecnico di Torino sia attivo già da qualche anno il Latec (Laboratorio tecnologico di autoproduzione).

La prima esperienza concreta, in Italia, risale al 1980 quando l’architetto Giuseppe Cusatelli riunisce 14 famiglie operaie e, vicino allo stabilimento della Ignis, sul lago di Varese, avvia un cantiere di autocostruzione: 14 villette economiche realizzate dagli stessi futuri abitanti che nel fine settimana diventano muratori e carpentieri sotto la guida del «professore». E Cusatelli porta l’esperienza della autocostruzione anche nelle aule del Politecnico di Milano, dove insegna.

Dietro il fenomeno dell’autocostruzione fa capolino una ideologia di ritorno al passato, di recupero di tecniche edili tradizionali, complice l’interesse che suscita l’antropologia fra gli architetti e gli ingegneri in crisi di identità dopo il Sessantotto. Ma non è questo il caso dell’esperienza di Cusatelli, il quale invece è convinto che l’autocosturizone sia possibile oggi proprio in ragione dello sviluppo delle tecnologie, che sarebbero inversamente proporzionali al fabbisogno di professionalità.

L’attività di Cusatelli ricorre anche nell’esperimento sviluppato di recente a Barletta, che è all’origine delle «Linee guida» per l’autocostruzione e l’autorecupero, approvate dalla giunta regionale nel 2012. La finalità della norma regionale consiste nel «favorire il diritto alla casa attraverso l’autocostruzione e l’autorecupero che rappresentano una possibile risposta integrata al disagio abitativo». Le linee-guida regionali indicano nella formazione di una cooperativa la strada della organizzazione giuridica del gruppo di autocostruttori, che saranno impegnati per l’intero ciclo edilizio per almeno il 60% (ma non oltre il 70%) delle attività di cantiere. La progettazione viene affidata – dal Comune – all’Istituto autonomo case popolari o a un tecnico esterno. Limite delle linee guida è non aver previsto già nella fase della progettazione preliminare la partecipazione degli autocostruttori che vengono coinvolti solo nella fase attuativa.

Non è in questo senso che l’autocostruzione viene interpretata e praticata nei Paesi in cui essa è un fatto consolidato, come l’Olanda (per le nuove costruzioni) e la Germania, soprattutto per il recupero e il risanamento del patrimonio edilizio esistente, con organizzazioni e programmi pubblici come Aus Bau Haus, Selbstnutzer e HausHalten e.V. – Wächterhäuser. Tutte esperienze che, come mostra l’ironico evocare dei nomi, si riallacciano alla vicenda dell’avanguardia urbanistica degli anni Venti e Trenta del secolo scorso e al modello formativo e sociale del Bauhaus. Ecco l’origine di quella linea razionale e tecnologica che allontana l’autocostruzione dalle illusioni di un recupero della società contadina. E non a caso incontra in America, negli anni Sessanta, il genio di Samuel Buckminster Fuller, le cui cupole geodetiche furono la forma dello spazio abitativo delle comunità hippie e del popolo dell’underground, della contestazione della gigantesca macchina metropolitana.

Oggi la ricerca dell’autocostruzione – sul piano del ricongiungimento tra progetto e edilizia – trova nel giapponese Shigeru Ban il suo punto di riferimento più avanzato: con lui la progettazione di alloggi temporanei, di rapidissima realizzazione e con materiali interamente riciclati e riciclabili (come il bamboo e il cartone pressato) è diventata una componente degli interventi umanitari nelle aree colpite da terremoti e alluvioni. È suo il progetto dell’auditorium dell’Aquila, donato dal governo giapponese dopo la catastrofe del 2009 e costruito purtroppo nei pressi dell’autostrada anziché in città, vicino al consevatorio Casella, così come inizialmente previsto.

NICOLA SIGNORILE

(pubblicato oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno)

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