Intervista all’assessore regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente

L'assessore regionale Angela Barbanente
L’assessore regionale Angela Barbanente

L’assessore regionale all’Assetto del Territorio respinge l’ipotesi: sospendere la approvazione del Piano? non se ne parla

«Progettiamo città e campagna» _ Angela Barbanente: i Comuni sono informati e consultati già da tre anni

Da una parte acconsente ad «allentare» la clausola di salvaguardia che renderebbe subito efficaci i vincoli, dall’altra sbarra la porta a qualsiasi ipotesi di sospensione o rinvio. Angela Barbanente, urbanista di fama e assessore regionale all’Assetto del Territorio difende il «suo» Piano paesaggistico. «Per evitare lunghi contenziosi legali – spiega – e valutando costi e benefici sociali, siamo disponibili ad allentare la pressione su questo aspetto. In ogni caso, i beni paesaggistici – esclusi gli “ulteriori contesti” – sono già tutelati dal Putt/p, il piano urbanistico tematico del paesaggio».

Assessore Barbanente, esistendo già il Putt/p, che bisogno c’era di un nuovo piano? Cosa cambia rispetto al passato?

«Il Piano paesaggistico regionale è un piano di tutela (come il Putt/p) ma anche di valorizzazione dei paesaggi di qualità e riqualificazione dei paesaggi degradati. Il piano contiene un progetto di territorio, dà indirizzi e linee guida per una progettazione – dall’edilizia alle opere pubbliche, alle infrastrutture – che comprenda il paesaggio come elemento da valorizzare».

Non solo il bel panorama, ma tutto il territorio diventa paesaggio. In che maniera?

«Le linee guida del piano riguardano pure le aree produttive e finanche la progettazione delle strade, che non deve essere più un inevitabile detrattore paesaggistico. Noi oggi tuteliamo strade che hanno un valore paesaggistico in sé, come i viali alberati e le via storiche di accesso ai centri urbani. Con la stessa attenzione alle prospettive e alle sezioni bisognerà progettare anche le nuove strade».

Qual è la necessità di dettare linee-guida?

«L’obiettivo è di mettere gli amministratori e i tecnici comunali nelle condizioni di sapere prima come intervenire, senza dover attendere il momento dell’autorizzazione regionale».

Un esempio?

«Le linee guida sul patrimonio rurale che puntano a coniugare l’edilizia sostenibile nella riqualificazione del costruito nelle campagne».

I critici del piano segnalano numerosi errori. È vero? Come mai ci sono errori?

«C’è un paradosso in quel che accade in questi giorni. Un piano a scala regionale non può essere privo di errori, ma il Putt/p ha una quantità di errori enormemente maggiore. In questi anni abbiamo affrontato il costante problema degli errori del Putt/p, in cui non si aveva alcuna certezza sui confini dei vincoli decretati. Oggi sono tutti perimetrati alla scala 1:5mila e sottoscritti dalla Soprintendenza: è un grande passo avanti nel senso della certezza del diritto. Perché la tutela non deve essere un affare prevalentemente penale».

D’accordo, ma gli errori ci sono anche nel Pptr. Si possono correggere? Come?

«Elementare: se il bene non esiste, se non c’è nulla da tutelare alla osservazione di dettaglio comunale, banalmente il responsabile del procedimento attesta la situazione reale e l’inesistenza del bene. Non c’è motivo di equivoco perché il piano descrive esattamente il bene, che sia una lama oppure un inghiottitoio o un sito archeologico: quindi o esiste oppure no e la norma prevale sempre sul segno grafico. Comunque, stiamo mettendo a punto una circolare esplicativa per rassicurare i tecnici comunali».

L’Anci, cioè l’associazione dei comuni pugliesi, ha chiesto la sospensione del piano. Che ne pensa?

«Non se ne parla. Il piano è stato ampiamente dibattuto, le cartografie sono disponibili sul sito della Regione dal gennaio del 2010. Maggiore trasparenza non avremmo potuto avere e tra l’altro non sfugge ad alcuno il rischio che una sospensione possa continuare all’infinito».

La formazione del Piano è iniziata nel 2008: in cinque anni sono mai stati consultati i Comuni?

«C’è stata una conferenza di servizi con l’Anci e con l’Upi, unione delle Province, nella cabina di regia, il 16 novembre 2006, con esito favorevole. Abbiamo anche fatto la Vas, la Valutazione ambientale strategica, e nell’ambito di questo procedimento sono state consultate le autorità competenti in materia ambientale e abbiamo ascoltato tutto il partenariato (associazioni ambientaliste, imprenditori, sindacati, e di nuovo gli enti».

Ma i singoli Comuni sono stati sentiti?

«Nel 2013 si sono tenute le conferenze d’area, cui abbiamo invitato tutti i Comuni, che avevano già disponibile in rete il piano».

E i Comuni hanno partecipato alle conferenze d’area?

Ho l’elenco di tutti quelli che hanno partecipato, amministratori e tecnici».

Hanno cambiato idea?

«Qualcuno confessa di aver sottovalutato la questione. Ma ora siamo nella fase delle osservazioni: è questa la sede in cui tutti possono presentare il loro contributo critico o proposte di modifica, che saranno esaminate in sede tecnica e politica».

Ma che accade a quei Comuni che intanto hanno avviato la redazione di nuovi piani urbanistici, come ad esempio il Comune di Bari? È tutto da rifare, punto e a capo?

«No, assolutamente. La variante di adeguamento del Piano regolatore al Putt/p così come il Dpp (il documento programmatico preliminare al nuovo piano urbanistico) di Bari sono stati elaborati avendo a disposizione gli strati informativi del piano paesaggistico regionale, con tutto il corredo di linee guida, direttive e persino le norme del piano. È ovvio che il progettisti del Dpp e oggi quelli del Pug guardano al piano. Peraltro, per tutti Comuni che nel frattempo hanno approvato l’adeguamento del piano regolatore esistente al Putt/p, l’adesione al nuovo piano ha una procedura accelerata, perché la Regione ha esaminato e si è espressa sulla base della medesima cartografia del piano paesaggistico».

 NICOLA SIGNORILE

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